Abbigliamento infortunistico: cos’è e a cosa serve

Abbigliamento infortunistico

Quando si parla di abbigliamento antinfortunistico pochi sanno con sicurezza di cosa si tratta. Questo termine fa riferimento a una linea di indumenti creati appositamente per proteggere dall’usura e dallo sporco i capi civili e al tempo stesso dare un’immagine uniforme dei membri dell’azienda. In particolare quando si aggiungono i loghi aziendali, l’abbigliamento antifortunistico può diventare uno strumento di marketing molto efficace.

Abbigliamento antinfortunistico: cos’è

L’abbigliamento antinfortunistico è un indumento da lavoro che consente di proteggere chi lo utilizza da possibili rischi legati al proprio settore di appartenenza. Rappresenta dunque un vero e proprio strumento per la protezione. Un singolo capo può essere utile per difendere da uno o più pericoli, in base alle caratteristiche del tessuto e al modello, in base anche alle normative che lo regolamentano.

Da un punto di vista tecnico si parla di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI), che dovranno essere conformi al Decreto Legislativo 475 del 1992. Tale Decreto definisce i DPI come dei “prodotti che hanno la funzione di salvaguardare la persona che li indossa o comunque li porta con sé da rischi per la salute e la sicurezza”. Ad esempio si parla di visiere, di mascherine, di scarpe di sicurezza, di guanti oppure di indumenti anticalore, di capi di protezione dal freddo, di abbigliamento alta visibilità e di vestiti con proprietà antistatiche.

I DPI devono obbligatoriamente essere utilizzati dal lavoratore “quando i rischi non possono essere evitati o sufficientemente ridotti da misure tecniche di prevenzione, da mezzi di protezione collettiva, da misure, metodi o procedimenti di riorganizzazione del lavoro.” (articolo 75 del Decreto Legislativo 81 del 2008)

Il Decreto Legislativo 475/92 non solo definisce i DPI, ma li suddivide in tre differenti categorie in base ai rischi sul luogo di lavoro:

  • Fanno parte della Categoria I tutti i DPI che permettono di proteggere da rischi di lieve entità, che non causano delle lesioni gravi. Un esempio possono essere le cuffie o i camici monouso, i pile oppure i pantaloni.
  • Nella Categoria II troviamo tutti i DPI che non fanno parte delle altre due categorie e che aiutano a proteggere dai rischi di media entità.
  • Nella Categoria III infine sono collocati i Dispositivi di progettazione complessa che consentono di proteggere da rischi che possono causare morte oppure lesioni gravi. Ad esempio gli indumenti ignifughi, quelli per le celle frigo oppure per la protezione dall’arco elettrico.

Per identificare in quale categoria si trova un DPI, basta guardare l’etichetta del capo, dove è indicata, oltre alle caratteristiche generiche, la categoria di appartenenza, le normative che regolamentano e i relativi pittogrammi.

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